GLI UOMINI DIMENTICATI - ADRIANO VISCONTI E I PILOTI DELL'ANR



Il Caccia del Magg. Adriano Visconti


E' difficile raccontare delle storie di uomini, soprattutto quando questi risultano essere personaggi scomodi, protagonisti inconsapevoli di un tempo o meglio di un contesto storico oscuro, tragico e allo stesso tempo così di proporzioni magnifiche, che resta indelebile nelle coscienze di ciascuno di noi, ma soprattutto nella volontà di dimenticare. Una di queste storie volutamente passate al setaccio dagli addetti ai lavori fù proprio quella di un uomo e del suo aereo, del suo coraggio, soprattutto coraggio di una scelta, quella di combattere per la sua patria fino in fondo. Questi è Adriano Visconti un nome che in Italia resta sconosciuto ai più, ma all'estero suscita ancora ammirazione , soprattutto tra coloro i quali ebbero modo di conoscerlo in azione, mi riferisco ai piloti dell'USAAF e della RAF che operarono in Italia durante i combattimenti per la liberazione. Furono gli stessi suoi avversari che vollero celebrarlo solennemente dedicandogli uno spazio nella Hall of Fame degli assi di tutti i tempi e del mondo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 Visconti aderì alla Repubblica Sociale Italiana e partecipò attivamente alla costituzione dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana al comandando della 1ª Squadriglia e, dopo essere stato promosso al grado di Maggiore nel maggio 1944, al 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni". Combatteva per difendere il nord dai bombardamenti alleati, da un esagerata e assurda azione distruttiva contro la popolazione civile, non poteva assolutamente starsene fermo  mentre c'era gente inerme che moriva. Fu mosso da ragioni etiche e morali di militare e di uomo più che per ragioni politiche o ideologiche, deciso di combattere una lotta impari fino alla fine, egli stesso  il 29 aprile 1945, capendo ormai che le condizioni dei suoi uomini erano all'estremo delle forze, a Gallarate,  firmò la resa del suo reparto. L'accordo garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del Gruppo, l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno di consegnarsi alle autorità militari italiane o alleate, come prigionieri di guerra. Condotti a Milano nella caserma del "Savoia Cavalleria" tutti gli ufficiali, Visconti ed il suo aiutante, sottotenente pilota Valerio Stefanini, vennero separati dagli altri e alle 13:30 furono trucidati a raffiche di mitra alla schiena, sparate dai partigiani che occupavano la caserma. Il S. Ten. Stefanini cercò inutilmente di proteggere il suo comandante che, caduto in ginocchio, fu finito con alcuni colpi di pistola a bruciapelo. I due ufficiali erano prigionieri di guerra e come tali protetti dalla Convenzione di Ginevra, infatti un partigiano di nazionalità russa fu indiziato per la morte dei due ufficiali, ma poi prosciolto perché il fatto venne ritenuto "atto di guerra", essendo avvenuto prima del 8 maggio 1945, data della fine ufficiale delle ostilità in Europa. Visconti fu sepolto nel Cimitero di Musocco a Milano nel campo 10 insieme a numerosi caduti della Repubblica Sociale Italiana. 
Nel Museo Nazionale dell’Aria e dello Spazio di Washington (U.S.A.) è stata sistemata, su segnalazione dell'Ufficio Storico dell'USAF, una foto di Visconti come "asso" dell'Aeronautica italiana. Gli sono accreditate 26 vittorie aeree: 19 ottenute combattendo nella Regia Aeronautica (1940-1943) e 7 nell'Aeronautica Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945).


 ONOREFICENZE


Medaglia di bronzo al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Ufficiale pilota di grande calma e sangue freddo, provato in numerose e rischiose ricognizioni e in audaci attacchi contro autoblinde nemiche, durante una missione bellica veniva attaccato da tre caccia nemici che dannegiavano gravemente il velivolo. Con abile manovra atterrava su un campo di fortuna organizzando subito, con spirito combattivo, la strenua difesa dell'equipaggio.»
— Cielo di Sidi Omar - Amseat - Sidi azeis, 11-14 giugno 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Pilota d'assalto, durante un'azione di spezzonamento e mitragliamento contro mezzi corazzati nemici, attaccato da numerosi velivoli, persisteva nell'azione sino al completo  successo. Nonostante il rabbioso fuoco di un caccia che lo seguiva da presso, si addentrava in territorio avversario recando l'offesa contro altre autoblindo avvistate e riuscendo, con le ultime munizioni, a distruggerne una in fiamme. In successiva operazioni contro mezzi meccanizzati nemici riconfermava le ottime dote di combattente audace ed aggressivo, infliggendo al nemico gravi perdire e rientrando spesso alla base con il velivolo gravement colpito.»
— Cielo della Marmarica, giugno - settembre 1940
Medaglia d'argento al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Capo pattuglia di formazioni d'assalto lanciate, durante aspra battaglia, a mitragliare e spezzonare forti masse meccanizzate nemiche, partecipava con impetuoso eroico slancio a ripetute azioni a volo radente, contribuendo a distruggere ed a immobilizzare numerose autoblindo e carri armati avversari, più volte rientrando alla base con l'apparecchio colpito dalla violenta reazione contraerea. Alto esempio di coraggio, dedizione assoluta al dovere e superbo sprezzo del pericolo. »
— Cielo di Sidi Barrani, Bug Bug, Fayres, 9 - 12 dicembre 1940
Medaglia di bronzo al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al Valor Militare
«Partecipava, quale pilota da caccia, alla luminosa vittoria dell'Ala d'Italia nei giorni 14 e 15 giugno nel Mediterraneo. Durante lo svolgimento di una battaglia navale si prodigava dall'alba al tramonto in voli d'allarme, di scorta e di ricognizione abbattendo un velivolo da combattimento avversario e recando preziose notizie sui movimenti delle unità navali nemiche.»
— Cielo del Mediterraneo, 14 e 15 giugno 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Valoroso pilota da caccia, già distintosi in numerose azioni di guerra, durante un volo di scorta ad un apparecchio da ricognizione fotografica operante su unità navali nemiche, attaccava da solo quattro caccia avversari e, dopo vivacissimo combattimento, ne abbatteva due in fiamme e costringeva gli altri alla fuga, permettendo al ricognitore di svolgere regolarmente la sua missione. »
— Cielo del Mediterraneo centrale, 13 agosto 1942
Medaglia d'argento al Valor Militare -
 nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al Valor Militare
«Valoroso comandante di squadriglia, già distintosi in precedenti periodi operativi, partecipava nel breve volgere di tempo durante l'attuale ciclo, a quattro violenti combattimenti nello svolgersi dei quali confermava le sue doti di abile e valoros combattente e durante i quali abbatteva sicuramente un velivolo, uno probabile e ne danneggiava altri sei. Il 29 aprile, mentre coi propri gregari faceva parte di una nostra esigua formazione attaccante oltre sessanta velivoli nemici da caccia, di protezione a bombardieri che tentavano un'azione contro naviglio nazionale, con indomito spirito aggressivo si lanciava sugli avversari e con il fuoco delle proprie armi ne sconvolgeva la formazione collaborando all'abbattimento di numerosi velivoli nemici ed alla realizzazione di una fuglida vittoria dell'Ala Italiabna che veniva citata all'ordine del giorno.»
— Cielo della Tunisia, 29 aprile 1943.
Il Tenente Sajeva (al centro). Gli altri (da sinistra) sono Visconti, 
Cartosio, Cavatore e Cucchi, della 1a Squadriglia Asso di Bastoni, 
1°Gruppo Caccia ANR.



  Adriano Visconti, mentre si appresta a decollare 
con il suo Macchi C.205 V a Reggio Emilia



 Il Tenente Sajeva ( a destra) in un debriefing con il Magg. Adriano Visconti 
1a Squadriglia Asso di Bastoni, 1°Gruppo Caccia ANR.




EROI DIMENTICATI 
"Piuttosto morire per mantenere una parola che morire da traditore!"




Un gruppo di piloti della 1a Squadriglia Asso di Bastoni, 1° Gruppo Caccia.  Da sinistra: Sergente Maggiore Diego Rodoz, Ten. Bruno Cartosio, Ten. Vittorio Satta, Ten. Antonino Weiss, Ten. Mario Cavatore, Sergente Maggiore Domenico Lajolo


Ci sono uomini che non entreranno mai nella storia, a volte la storia è una materia effimera, ha un potere grandissimo, soprattutto per quella parte di noi stessi che chiamiamo "Ricordo" il ricordare ci porta indietro, o magari ci fa rivivere un periodo sia bello che brutto della nostra vita; sta a noi ritornare a ritroso e ripescarli, come una sorta di cassetto ben chiuso che ogni tanto si va ad aprire, magari per togliere della polvere accumulata da anni di chiusura. Dicevo, ci sono uomini che non entreranno mai nella storia, nei nostri ricordi: vuoi per disinteresse, vuoi perchè molti pensano al futuro (buon per loro), vuoi perchè a volte la storia è scomoda, appunto effimera, da onori ma a volte e tragicamente li toglie, i ricordi comunque sono acqua e l'acqua è memoria, scorre e nessuno può fare a meno di fermare lo scorrere, è vero la storia la scrivono i vincitori, non c'è drasticamente spazio per coloro i quali hanno subito la sconfitta, ma nessuno però può togliere spazio alla memoria. Il periodo di cui vorrei parlare è si un periodo buio della nostra storia, mi riferisco a quella di noi tutti: la Storia d'Italia, e precisamente quell' 8 Settembre del 1943, mai come allora la nostra Patria fu così divisa in tutto. Badoglio chiese l'armistizio, tradimenti, sospetti e soprattutto stragi gratuite obbiettivamente da tutte le parti, gli americani che bombardavano esageratamente l'Italia, i Reali fuggivano con conseguente risentimento  da parte del Popolo d'Italia per il senso di abbandono che tale gesto suscitò, la stampa praticamente era inesistente e nessuno sapeva cosa in realtà stava succedendo nel mondo, Hitler, Mussolini, le leggi raziali, i Partigiani che a volte erano delle vere e proprie bande armate alla stessa stregua delle camicie nere durante la marcia su Roma, i cobelligeranti che combattevano contro i loro fratelli repubblicani, nord contro sud.
Gli uomini che non entreranno mai nella storia, o meglio, con il giusto lustro nella storia sono per l'appunto gli uomini dell'Aviavione Nazional Repubblicana o ANR, uomini di valore e con degli ideali, non sta a noi giudicare gli ideali, certo ognuno è libero di esprimere liberamente il proprio dissenzo, ma gli ideali sono ben altra cosa, sono quei sentimenti che oggi risuonano anacronistici, perchè subentrano parole purtroppo ormai talmente inflazionate  che si è perso anche il loro significato quali - ONORE, PATRIOTTISMO, FEDELTA' - essi preferirono combattere per mantenere fede al loro giuramento, per coerenza, per dignità verso ormai quel brandello di Patria chiamata Italia, terra martoriata da tutto e da tutti, in questo preciso contesto storico "Chi fù senza peccato scagliò la prima pietra e nascose la mano". Nonostante la loro inferiorità sia di uomini che di mezzi, essi combatterono a fianco dell'alleato (per dovere nei confronti di un patto, non molto visto di buon occhio anche tra le stesse fila dell' ANR ma comunque sempre un patto e si doveva rispettare) più che altro per contrastare i bombardamenti indiscriminati americani, che oggi molti studiosi rivalutando li descrivono come veri e propri atti di terrorismo contro la popolazione civile, essi infatti causarono la morte di 64.000 civili tra anziani donne e bambini, un attacco volto a sfiancare e demoralizzare sia la popolazione che le autorità costituitesi affinchè fossero costretti alla resa incondizionata o ad un vile collaborazionismo subdolo che non aveva senso; 
se analizziamo il contesto storico e culturale dell' immediato dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino a questo punto forse sarebbe stata meglio la resa, in ogni caso e comunque l'Italia non ebbe particolari benefici ne tantomeno auspici da questa situazione  (Operazione Husky - articolo pubblicato da AeroStoria - ndr). 
Questo gruppo inferiore sia per numero di uomini che di mezzi efficienti, seppe superare tutte le forze aeree operative sullo scenario bellico durante la campagna d' Italia contro le forze angloamericane, per il loro coraggio, combattività, e professionalità, oggi vengono ricordati e celebrati con stima e ammirazione dai loro omologhi avversari del tempo. Tra il gennaio '44 e il 16 aprile '45, i cacciatori dei Gruppi “Asso di bastoni”, “Diavoli rossi'” e “Francesco Baracca”, seppur con un numero sempre esiguo di velivoli, attaccarono le massicce formazioni di bombardieri e caccia alleati dirette sulle nostre città pressoché indifese. Nel corso dei 97 combattimenti sostenuti dalla caccia repubblicana, furono abbattuti “sicuramente” 239 velivoli alleati, più altri 115 “probabili”; 98 piloti italiani caddero negli epici scontri.

Da sinistra: Tenente Robetto, Tenente Boscutti, Sergente 
Maggiore Luigi Gorrini, Sergente Angelo Vezzani, 1a Squadriglia
 Asso di Bastoni, 1° Gruppo Caccia

N.B. = Il corpo del Ten. Boscutti è stato recuperato, insieme ai resti del
suo Macchi, in data 11 Novembre 2006 dai RAF (Romagna Air Finders)


 Un gruppo di piloti della 1a Squadriglia Asso di Bastoni, 1° Gruppo Caccia, a Campoformido  nel Febbraio 1944.  Da sinistra: Fabio Colonna, Sorchi, Franciosi, Oddone Colonna, Sbrighi, Petrignani, Giannelli.

 

 Uomini della 2a Squadriglia "Vespa Arrabbiata" del 1° Gruppo Caccia ANR. Da sinistra: Serg. Magg. Tonello,  Serg. Magg. Pancaldi, Serg. magg. Garavaldi,  Serg. magg. Franciosi, S.Ten.Bandini, Ten. Colonna,  Ser. Magg.  Cimatti, Serg. Magg. Caporrti, Serg. Magg. Zaccaria,  Ten. Guidi,  Ten. Re, Ten. Storchi.

Piloti del 1°Gruppo Caccia ANR
  purtroppo non siamo riusciti a risalire alla loro identità se qualcuno riuscisse ad identificarli- Scrivete ad AeroStoria ve ne saremmo grati.
Il secondo da destra  potrebbe essere Luigi Gorrini,
il terzo da destra Bruno Cartosio .



10 Ottobre 1943 Nasce l'ANR
"Non certo per gli onori della vittoria essi combattono, per Amor di Patria e per la loro gente"


 (Brevetto da Pilota della ANR)


Ad un mese  dal discorso di Badoglio venne costituita L'Aeronautica Nazionale repubblicana, era l'aeronautica della Repubblica Sociale Italiana (RSI) istituita dal tenente colonnello Ernesto Boito che venne nominato Sottosegretario per l'aeronautica il 23 Settembre del 1943 durante una primariunione del consiglio dei ministri della RSI.
Boito una volta insediatosi si ritrovò una situazione complessa e confusa, il comandante della Luftflotte 2 il Feldmaresciallo Von Richtofen ebbe già l'iniziativa di arruolare personale della Règia Aeronautica nelle fila della Luftwaffe, mentre il Feldmaresciallo Kesselring a sua volta nominò il tenente colonello Tito Falconi Ispettore dellla caccia italiana, un incarico che avrebbe avuto il compito di riunire ed organizzare un gruppo di uomini per organizzare uno Stormo da caccia tutto italiano e renderlo in condizione di combattere e contrastare i bombardieri alleati, sotto il comando di un alto ufficiale tedesco il Generale Müller. Molti furono i contrasti e le incomprensioni tra Boito e i gerarchi tedeschi queste distanze e differenze di vedute erano a sua volta condizionate dalla mancanza di collegamenti inquanto il territorio era ormai controllato dagli alleati e dai Partigiani. Le proteste di Boito risalirono l'intera scala gerarchica tedesca tanto che si dovette aspettare l'autorizzazione personale di Hitler per la costituzione dell'ANR e quindi nel Gennaio del 1944 iniziò così la formazione dei primi reparti: furono formate tre specialità
1) Caccia su Macchi MC 205 "Veltro" e FIAT G 55 "Centauro"
2) Aerosiluranti su Savoia-Marchetti SM 79;
3) Trasporti.
Ognuna delle specialità a sua volta era formata da un Gruppo volo (tranne la caccia che ebbe due gruppi caccia)  ed in più venne istituita una squadriglia complementare, il tutto era sotto le dipendenze di ufficiali tedeschi, visto il clima di sfiducia che si venne a creare i contrasti tra gli Ufficiali Nazisti e Boito divennero sempre più duri tanto che lo stesso venne sostituito dal più malleabile Generale Tessari. Inizialmente i risultati non furono eclatanti soprattutto a causa del logorio dei mezzi in dotazione agli italiani anche se la prima squadriglia "Asso di Bastoni" si distinse contro una formazione di Bombardieri statunitensi riuscendo ad abbatterne tre il 3 gennaio del 1944, quando venne effettuato il passaggio ai velivoli tedeshi Messerschmitt Bf 109G-6 la lotta divenne essenzialmente ad armi pari ma impari per mezzi a disposizione (gli alleati schierarono un imponente numero di mezzi con un rapporto di 10 a 1) i nuovi mezzi avrebbero dovuto equipaggiare un nuovo gruppo caccia "Francesco Baracca" ma non divenne mai effettivamente operativo.

MC-205 "Veltro" Règia Aeronautica




G-55 "Centauro"


SM-79 Aerosilurante


ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA DELL' ANR

L'assetto organizzativo dell'ANR non variò di molto rispetto alla Règia Aeronautica di cui essa derivava, certo non si poteva comunque parlare di organizzazione a livello Stormi tattici e/o strategici. L'aspetto venne più ridimensionato visto il ridotto personale in organico, qundi era suddivisa in Gruppi e Squadriglie. le Livree non erano standard anche perchè mancavano sia i mezzi materiali che il tempo per poter uniformare tutte le macchine a disposizione, spesso accadeva che gli stessi piloti "disertavano" verso il nord col proprio aereo di reparto, quindi poteva anche capitare che in uno stesso gruppo vi erano macchine con mimetiche non uniformi, capitava spesso di avere in seno alle squadriglie macchine con mimetiche desertiche operanti in un teatro europeo e spesso queste venivano riverniciate con mezzi di fortuna o spesso sulla mimetica esistente veniva spruzzato del colore grigio o più confacente al teatro operativo, con conseguente rapido deterioramento del colore sia di fondo che di superficie.
Stemma di fusoliera
Stemma/Coccarda alare dal 1943 al 1944
     



Stemma/Coccarda alare dal 1944 al 1945

CACCIA


1° Gruppo caccia "Asso di bastoni"


Articolato in tre squadriglie (1 squadriglia “Asso di bastoni”, 2 squadriglia “Vespa incacchiata” e 3 squadriglia “Arciere”), In seguito alla ricostituzione nel nord Italia dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana e al bando del sottosegretario Ernesto Botto, molti piloti della ex regia aeronautica si presentarono ai comandi intenzionati a proseguire la guerra affiancando i tedeschi. Nel frattempo a Torino nel campo di Lagnasco il capitano Adriano Visconti aveva cominciato a ricostituire un gruppo caccia che sorse ufficialmente nel novembre 1943 e assumendo il comando della 1 squadriglia.
A fine dicembre cominciarono le operazioni belliche, che culminarono il 3 gennaio 1944 con l’attacco effettuato dalla 1 squadriglia “Asso di Bastoni” contro una formazione di cacciabombardieri statunitensi Lockheed P-38 Lightning, riuscendo ad abbatterne tre di cui uno ad opera dello stesso Visconti. Il 24 gennaio il costituendo 1° gruppo caccia si trasferì a Campoformido (Udine), a Torino restò la squadriglia complementare d'allarme "Montefusco". Una serie di combattimenti vittoriosi portò due vittorie ciascuno al pilota Magnaghi e al pilota Marconcini. Quando in una azione il velivolo del comandante della 2 squadriglia fu abbattuto e il comandante del Gruppo Luigi Borgogno fu ferito, Visconti fu nominato comandante del 1° Gruppo caccia “Asso di bastoni”. L’11 marzo le tre squadriglie di Macchi MC.205 Veltro, ora comandate da Visconti, intercettarono sull’Adriatico una grossa formazione americana di Republic P-47 Thunderbolt e Lockheed P-38 Lightning, nel combattimento che ne seguì risultarono abbattuti 11 aerei nemici più 2 probabili, ma in un altro scontro avvenuto il 18 marzo trovò la morte, lungo la costa istriana, il sergente Zaccaria Angelo.

M.C.205V serie III 1°Gruppo "Asso di Bastoni" 6-1 (MM92272)
Il 21 marzo le squadriglie del 1° Gruppo furono momentaneamente dislocate a Zagabria e affiancate da una unità di caccia tedeschi a proteggere le rotte verso la Germania. Dopo alcuni scontri minori, il 29 marzo fu intercettata una formazione avversaria sopra Comacchio che perse 8 apparecchi ma, nei pressi di Argenta, fu abbattuto il caccia del pilota Capatti Alverino. Alla fine di marzo, secondo il bollettino ufficiale, furono attribuiti al Gruppo caccia “Asso di bastoni” 14 abbattimenti di velivoli nemici e la perdita di 4 velivoli italiani. Il 7 aprile 1944 avvenne il Bombardamento di Treviso da parte di una grossa formazione di bombardieri scortati da caccia Lockheed P-38 Lightning che causò ingenti danni e oltre mille vittime tra la popolazione civile. I caccia repubblicani, a causa dell’azione avvenuta a sorpresa, intervennero troppo tardi impegnando gli avversari mentre già si stavano già allontanando. Furono abbattuti almeno 5 bombardieri statunitensi. Il 24  aprile il 1° Gruppo fu trasferito all’aeroporto di Reggio Emilia. Il 15 giugno, durante una missione sulla Toscana fu abbattuto il 50° aereo attribuito al 1° Gruppo e il capitano Visconti fu promosso al grado di maggiore. Nel giugno i vecchi Macchi MC.205 Veltro furono sostituiti con i più moderni Fiat G.55 Centauro del 2° Gruppo caccia . Il 26 luglio furono abbattuti 5 Douglas A-20 Havoc/Boston britannici.
Il 25 agosto l’aeronautica repubblicana affrontò una grave crisi provocata dalla Luftwaffe che di fatto sciolse i reparti aerei italiani per farli confluire nella “Legione aerea italiana” da porre sotto il diretto controllo tedesco del comandante Maximilian Ritter von Pohle alla fine di ottobre il 1° gruppo fu trasferito ad addestrarsi in Germania. Nel campo di Holzkirchen, le squadriglie di Visconti si addestrarono con i nuovi aerei Messerschmitt Bf 109 che avrebbero sostituito i Fiat G.55 Centauro. Il Gruppo rientrò in Italia solo nel gennaio 1945 e prese posizione nel campo di Lonate Pozzolo dove nel mese di marzo tornò pienamente operativo. L'ultima missione fu effettuata il 19 aprile 1945 contro due Consolidated B-24 Liberator americani riuscendo ad abbatterne uno ma perdendo l'apparecchio pilotato da Aurelio Morandi, che avendo sconfinato nel corso della battaglia, fu abbattuto dalla contraerea svizzera. Nel frattempo il 2° Gruppo caccia  "Gigi Tre Osei" levatosi in volo contro gli stessi due velivoli fu intercettato dalla scorta e subì 5 abbattimenti senza riportare alcuna vittoria, 4 piloti si salvarono lanciandosi col paracadute mentre morì il sergente Renato Pattone a causa di un difetto di funzionamento del paracadute. Fu l'ultimo caduto dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana in combattimento aereo.


2° Gruppo caccia "Gigi Tre Osei"


Articolato in tre squadriglie (1ª Squadriglia "Gigi Tre Osei", 2ª Squadriglia "Diavoli Rossi" e 3ª Squadriglia "Gamba di Ferro", poi "Diavoli"), Dopo la costituzione del 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni", nel dicembre 1943, nel campo di Milano Bresso, cominciò a costituirsi il 2° Gruppo caccia che fu inizialmente posto al comando del colonnello Antonio Vizzotto fino al marzo 1944 quando gli subentrò Alessandrini Aldo. Il 29 aprile 1944 i velivoli Fiat G.55 Centauro, di cui era dotata la formazione affrontarono il primo combattimento, ottenendo le prime vittorie, proprio nel cielo di Milano, nello scontro cadde il tenente Nicola Manzitti. 
Nel mese di maggio il gruppo caccia divenne pienamente operativo ottenendo rapidamente altre vittorie. Il 24 maggio fu intercettata una grossa formazione statunitense composta da Lockheed P-38 Lightning e Consolidated B-24 Liberator, nello scontro che seguì due aerei nemici furono abbattuti, uno ciascuno dal tenente Ugo Drago e dal sergente maggiore Luigi Feliciani. Nel giugno il 2° Gruppo caccia fu trasferito a difesa della pianura padana nel campo di Reggio Emilia dando il cambio al 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni" che si sposto a Campoformido (Udine). Qui il reparto fu dotato dei più moderni Messerschmitt Bf 109 mentre i vecchi Fiat G.55 Centauro di cui era dotato furono ceduti al 1° Gruppo. Il 24 giugno il tenente Ugo Drago comandante della 1 squadriglia “Gigi Tre Osei” ottenne la prima vittoria della nuova formazione abbattendo un Republic P-47 Thunderbolt facente parte dell'Armée de l'air francese. Il 5 luglio presso Sassuolo d'Emilia furono abbattuti 3 apparecchi nemici, mentre alcuni giorni dopo furono ripetutamente colpiti diversi Douglas A-20 Havoc/Boston che seppur danneggiati gravemente non furono abbattuti. Nel mese di agosto furono abbattuti 9 velivoli avversari di cui 4 Lockheed P-38 Lightning. Il 25 agosto l’aeronautica repubblicana affrontò una grave crisi provocata dalla Luftwaffe che di fatto sciolse i reparti aerei italiani per farli confluire nella “Legione aerea italiana” da porre sotto il diretto controllo tedesco del comandante Maximilian Ritter von Pohl. Nel settembre 1944 il 2° Gruppo caccia si trasferì a Villafranca (Verona) da qui il 19 ottobre fu attaccata una formazioni di bimotori Martin B-26 Marauder intercettata presso il lago di Garda. Nello scontro, che arrise ai caccia repubblicani, furono 8 i velivoli abbattuti e 12 quelli danneggiati. L’unica perdita fu quella del sergente Leo Talin, caduto mentre stava rientrando al campo. Da parte alleata si riportò le perdite a soli due velivoli. In seguito a questo ultimo combattimento furono decorati di medaglia d’argento al Valor militare i capitani Mario Bellagambi e Carlo Miani, e i sergenti Fausto Fornaci, Giuseppe Pacini e Attilio Sanson. Il mese di ottobre fu concluso senza perdite e con altre 4 vittorie. Il 24 dicembre, il 2° Gruppo caccia dopo aver subito un duro bombardamento sul campo di Thiene da parte di una squadriglia di Republic P-47 Thunderbolt che distrusse a terra ben 14 Messerschmitt Bf 109 lasciò il campo di Villafranca e si spostò a Udine. Nel 1945 la situazione si rese sempre più difficile a causa del dominio dell’aria sempre più incontrastato degli apparecchi statunitensi. Alle vittorie iniziarono a fare da contraltare gli abbattimenti; il 3 marzo cadde il sergente Wladimiro Zerini, il 7 marzo il sergente Luigino Margoni. Il 2 aprile fu la giornata peggiore del 2° gruppo,che entrato in contatto con formazioni avversarie di North American B-25 Mitchell e Republic P-47 Thunderbolt, nello scontro ebbe 14 velivoli abbattuti e 6 piloti uccisi. Il 19 aprile nel tentativo di intercettare due Consolidated B-24 Liberator americani, di cui uno fu poi abbattuto dal 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni", tutte le forze disponibili si levarono in volo, ma intercettati dalla scorta subirono 5 abbattimenti senza riportare alcuna vittoria, 4 piloti si salvarono lanciandosi col paracadute mentre morì il sergente Renato Patton a causa di un difetto di funzionamento del paracadute. Fu l’ultimo caduto dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana in combattimento aereo.
FIAT G.55 "Centauro" Serie I 2° Gruppo "Gigi Tre Osei" 2° Squadriglia "Diavoli Rossi"


Negli ultimi giorni del conflitto l’attività del 2° Gruppo caccia si ridusse drasticamente anche a causa degli attacchi dei partigiani alle basi finché, verificata l’impossibilità di proseguire i combattimenti e nell’imminenza della fine del conflitto, il 25 aprile 1945, distrutti tutti i velivoli, accettò la resa.



Squadriglia complementare d’allarme “Montefusco-Bonet”.


Era basata sull'aeroporto di Venaria Reale, vicino a Torino, dal quale operava in difesa del capoluogo piemontese e che era il campo presso cui la Fiat decentrava i G.55 di nuova produzione. La squadriglia fu istituita nel gennaio 1944 ed alla fondazione poteva contare su un parco velivoli consistente in 8 Fiat G.55 della sottoserie 0 e 10 della serie I, più alcuni Macchi M.C.205. Prima del suo scioglimento la squadriglia ricevette altri 15 G.55. A partire dalla metà di gennaio del 1944 (con il trasferimento del 1° Gruppo MC.205 in Friuli), la   Montefusco rimase da sola a difendere i centri industriali torinesi e l'intero Piemonte. Tra i successi della squadriglia si ricordano un Boeing B-17 Flying Fortress dell'USAAF, abbattuto il 29 marzo; nella stessa azione il comandante della Squadriglia, il Capitano Giovanni Bonet, venne abbattuto e perse la vita nell'azione. In seguito a questo episodio il nome della Squadriglia fu cambiato in "Montefusco-Bonet". Il 6 giugno 1944 la squadriglia fu dislocata a Reggio Emilia e, nello stesso mese, incorporata al 1° Gruppo caccia "Asso di bastoni".
Fiat G.55 Serie I Squadriglia Complementare "Montefusco" - Caccia personale del capitano Bonet.


Uno degli aerei di costruzione tedesca ceduti all'ANR si tratta di un Messerschmitt Me-109 G14 appartenente alla 2° squadriglia "Diavoli Rossi" Pilotato dal Magg. Bellagambi

Aerosiluranti

Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia-Faggioni"


si costituì di fatto nel settembre 1943 quando la squadriglia, già in volo verso la Sardegna, per ottemperare le clausole dell’armistizio di Cassibile decise invece di rientrare all’aeroporto di Peretola (Firenze). Fu pertanto inquadrato nalla Aeronautica Nazionale Repubblicana, di nuova costituzione e costituì il primo nucleo della specialità degli aerosiluranti. Il fatto che la squadriglia aerosiluranti di li a poco posta sotto il comando del tenente Carlo Faggioni avesse nei fatti rifiutato l’armistizio, richiamò molti piloti intenzionati a continuare la guerra a fianco dei tedeschi. Il gruppo aerosiluranti fu inizialmente intitolato alla Medaglia d'oro al valor militare Carlo Emanuele Buscaglia. Buscaglia, precedentemente abbattuto a Bougie (Tunisia) era stato erroneamente creduto morto, ma dopo essere stato tradotto in prigionia negli Stati Uniti era rientrato in Italia e inquadrato nell’Aeronautica Cobelligerante Italiana che affiancava gli anglo-americani. Il gruppo Buscaglia fu ufficialmente costituito il 14 ottobre 1943 nel campo di Gorizia mentre nel frattempo a Lonate Pozzolo fu istituito un campo addestramento. Il 10 marzo 1944 gli aerosiluranti di Faggioni effettuarono la loro prima azione bellica al largo di Nettuno riuscendo a silurare un piroscafo avversario. Nella stessa notte fu effettuato un nuovo attacco che portò solo al danneggiamento di un piroscafo, un cacciatorpediniere e alcuni natanti minori. Due aerosiluranti nel corso delle due azioni furono abbattuti. Il comando alleato preoccupato per l’incursione degli aerosiluranti dispose il bombardamento a tappeto del campo di Gorizia da cui erano partiti. Il gruppo “Buscaglia” fu costretto a trasferirsi nel campo di Lonate Pozzolo. Il 6 aprile 1944 fu lanciata una nuova azione su Anzio, che prevedeva una sosta intermedia a Perugia, ma all’altezza di Firenze la squadriglia di 13 Savoia-Marchetti S.M.79 fu intercettata da una squadriglia americana formata da Republic P-47 Thunderbolt. Nello scontro che seguì gli aerosiluranti, appesantiti dai siluri, ebbero la peggio perdendo sei velivoli e riportando notevoli danni tutti gli altri. Gli americani lamentarono la perdita di un solo Thunderbolt abbattuto dal tenente Ottone Sponza. La missione fu sospesa e ripetuta il 10 aprile dai quattro velivoli ancora in condizione di volare. Da questa nuova azione riuscì a tornare alla base solo il velivolo guidato dal capitano Irnerio Bertuzzi, mentre gli altri, tra cui quello pilotato dal comandante Faggioni, furono abbattuti. Il tenente Ottone Sponza dopo un fortunoso ammaraggio fu tratto in salvo da un mezzo da sbarco statunitense, per poi essere internato nel campo di concentramento di Hereford.
Siai-Macchetti S.M.79 Gruppo Buscaglia
Alla morte di Faggioni il comando passò al capitano Marino Marini. Il 1º giugno una squadriglia di 10 velivoli Savoia-Marchetti S.M.79, guidata dal comandante Marini, partì per una nuova missione contro la piazzaforte britannica di Gibilterra. Il 5 giugno la squadriglia arrivò sull’obbiettivo e dopo aver effettuato un attacco contro le navi alla fonda nel porto di Gibilterra, che danneggiò sensibilmente 4 piroscafi, rientrò alla base senza aver subito perdite. Il 5 luglio invece, un attacco contro il porto di Bari fallì a causa del forte fuoco di contraerea, soltanto Perina riuscì a danneggiare con un siluro un cacciatorpediniere, nelle acque antistanti. Invece ebbe successo, a fine luglio, il siluramento di un piroscafo al largo di Bengasi. Nell’agosto si venne a sapere della morte di Buscaglia all'aeroporto di Napoli così il gruppo cambiò denominazione e fu intitolato a “Carlo Faggioni”. Il 25 dicembre 1944 e il 5 gennaio avvennero le ultime azioni belliche nel corso delle quali il pilota Del Prete affondò un ultimo piroscafo al largo di Rimini. Il 14 marzo 1945 i tenenti Roberto Salvi e Piero Leonardi e altri due avieri furono assassinati alle spalle da sconosciuti mentre rientravano al campo. Questo fu l'unico fatto di sangue che vide coinvolti militari del Gruppo Buscaglia nel corso della guerra civile. Dopo il 25 aprile tutto il personale, dopo aver sabotato gli apparecchi si concentrò a Castano Primo. Qui, una volta consegnate le armi ai membri della resistenza furono lasciati liberi di allontanarsi con dei salvacondotti.

FIAT G-55 "Centauro" utilizzato per svolgere dei test di valutazione per l'impiego come caccia aerosilurante, se il progetto fosse andato a buon fine sarebbe divenuta una specialità del gruppo Buscaglia.
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Trasporti

Quanto al gruppo dei trasporti "Trabucchi" (al quale se ne aggiunse un secondo, il "Terracciano" che però si limitò alla fase addestrativa), fu utilizzato dalla Luftwaffe sul Fronte Orientale e poi sciolto nell'estate del 1944.
Savoia-Macchetti S.M.82 Gruppo trasporti "Trabucchi"


" Historia magistra vitae" - La storia è maestra di vita, Cicerone.

Con questa citazione del "De Oratore" di Cicerone , concludiamo la nostra stroria,abbiamo voluto parlare di uomini e del loro coraggio, dei loro ideali, della loro vita di avieri, in questo contesto storico "buio" come avrete visto definire da noi più volte il periodo in questione, obbiettivamente tutti furono vittime e carnefici, i totalitarismi purtroppo si susseguirono ancora in altri luoghi, l'uomo ancora non ha saputo capire che il ricordo e il passato sono le fondamenta di ciò che saremo in futuro. Concludiamo con la testimonianza di un altro uomo che visse quel periodo, ci sembrava doveroso ultimare ascoltando le sue parole di uomo di esperienza e di persona che oggettivamente visse i fatti trattati. Un piccolissimo esempio di vita vissuta e di verità incancellabili da qualsiasi libro di storia.


Tratto dal bellissimo documentario "Volando con Visconti"



Le illustrazioni del Macchi 200 sono di Camillo Cordasco
del 109 di Lain Willie - un sentito grazie agli autori di queste meravigliose illustrazioni.

Commenti

  1. mio padre lorenzo FRESCHI Serg. Contabile era tra isottuffiiali rilasciati

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  2. Grazie è un piacere conoscerla, complimenti per suo padre, noi come associazione ed io ci battiamo per questo, perchè persone come suo padre o come molti altri, non vengano mai dimenticati

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  3. Non sono un militare, ma ho sempre ammirato persone di quello stampo. Mio padre, sott'ufficiale dell'aeronautica militare, mi ha trasmesso l'amore per gli aerei e sono sempre stato affascinato dalle macchine e dall'epoca in cui ha vissuto e combattuto Visconti. Nel epoca in cui viviamo, priva di alti ideali, vorrei che certe persone e le loro storie non fossero dimenticate ma al contrario fungessero da ispirazione ed esempio di vita. Sostegngo la vostra iniziativa. M.C.

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  4. ... e diciamolo, Aniasi porco comunista, assassino e vigliacco come tutti i comunisti.

    Adriano Rossi

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